16 settembre 2009

Il ricordo di Yano.



E’ difficile trovare le parole per scrivere, in sintesi, un ricordo di Stefano. Il modo migliore per tenere vivi quasi dieci anni di amicizia è ricordare il lunghi discorsi affrontati sui temi più disparati, dalla musica (ovviamente) alla società, dai film all’attualità. Chiacchierare con il buon Mendoza era una di quelle esperienze che lasciano arricchiti, che regalano qualcosa di importante. Non era possibile non rimanere catturati dalla fluidità del suo modo di parlare, dalla lucidità del suo pensiero e dalla incredibile signorilità con la quale si rapportava con il prossimo. 


Stefano era uso esprimersi in modo ricercato e forbito, usando con proprietà e senza spropositi termini dotti e citazioni talmente raffinate che parevano uscire dalla bocca di un professore di liceo; era perfettamente conscio della sua cultura e della sua intelligenza, ma cercava sempre di non prendersi troppo sul serio, e non dimenticava mai di alleggerire l’altezza dei suoi discorsi cogliendo continuamente lo spunto per ironiche battute estremamente “british”, condite da buffe espressioni del volto e da qualche bestemmia qua e là a mo’ di punteggiatura.


La sua gioventù turbolenta, le esperienze difficili ed i problemi di salute avevano sicuramente un peso notevole sul suo modo disincantato di affrontare la vita, il suo lavoro e anche le altre persone, ma mai, mai l’ho visto trincerarsi dietro le sue “sfighe” per sottrarsi a quella lotta quotidiana che non è solo quella del sopravvivere, ma del migliorare se stessi e del dare uno scopo alla propria esistenza, in barba ai rompicoglioni, ai superficiali, ai fancazzisti e insomma a tutte quelle persone moleste che intralciano il percorso della vita e che Stefano con sicurezza scavalcava e spazzava dal suo cammino: non aveva tempo da perdere e non voleva perderlo a causa della stupidità altrui, e, su questo, non ho mai potuto dargli torto.


Potrei continuare per ore a scrivere pagine di aneddoti divertenti riguardo la nostra amicizia, ma preferisco che restino ricordi privati e speciali, non perché manchi la voglia o l’interesse di condividerli, ma solo per timore di non riuscire a renderne appieno l’importanza e rischiare in qualche modo di “rovinarli”…
Raccontarli senza di lui sarebbe come se una voce diversa dalla sua dicesse : “Io sono il Rock e voi non siete un cazzo”.


Ora che questo grande uomo ci ha lasciato, noi che abbiamo la fortuna di averlo conosciuto e di avere goduto di quella amicizia che regalava senza remore e senza sconti a chi gli stava accanto, ci sentiamo tutti un po’ orfani.
Arrivederci Stè.

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Concerto per Mendoza.

Concerto per Mendoza.
6 novembre 2009, Marmaja Live Club, Cusano Milanino.